Le cave di argilla dell’entroterra Veneto

2003 Asferico N 14

Un gruppo di naturalisti alla scoperta dell’inaspettata ricchezza ambientale delle cave d’argilla dismesse. Queste piccole paludi ed i boschetti che le circondano custodiscono la biodiversità della foresta umida planiziale che un tempo copriva la pianura padano-veneta.

Una cava d’argilla in corso di sfruttamento rappresenta quanto di più lontano si possa immaginare dal mondo misterioso e pieno di vita di una palude: il terreno argilloso e’ completamente denudato di ogni componente vegetale e le zone di scavo si presentano come grossi crateri rettangolari, di diversa profondità e lunghezza. Nel territorio della pianura veneta e del veneziano in particolare, questi depositi argillosi hanno cominciato ad essere sfruttati dall’uomo fin dall’epoca romana e l’attività estrattiva è continuata quasi ininterrotta fino ai nostri giorni, caratterizzati dalle pesanti escavazioni del dopoguerra.

Vent’anni fa, quando la cava si esauriva e lo sfruttamento diventava antieconomico, la zona di scavo veniva spesso abbandonata al suo destino; a volte, lentamente e quasi di soppiatto, la natura riusciva a prendersi la rivincita ricolonizzando questi ambienti. Acque di origine meteorica, di falda o provenienti da infiltrazioni e straripamenti dai vicini corsi dei fiumi, riempivano rapidamente le aree di scavo e dalle pozze e dagli stagni cosi prodotti avanzava la “riconquista” della palude perduta.

Queste piccole zone umide sono state un’importante palestra educativa per naturalisti e fotografi. Tra i primi a studiare e cercare di valorizzare questi ambienti, ricordiamo Alberto Azzolini, Airone d’oro nel 1982, scomparso prematuramente svolgendo le sue funzioni di guardaparco (il suo sogno) al Gran Paradiso. Già una ventina d’anni fa, l’impegno entusiasta degli attivisti della sezione Lipu di Venezia aveva portato pochi appassionati “dilettanti” ad elaborare progetti di tutela delle cave dimesse, che ancora oggi vengono ritenuti attuali e sono presi a modello per operazioni del genere. Collaborando con la Lipu, l’appena coa cura della Sezione AFNI Veneto

stituito gruppo veneziano dell’AFNl aveva iniziato a studiare e documentare gli ambienti di cava già dal 1989. Per una serie di sfortunate circostanze, questa ricerca si è dovuta interrompere, per riprendere, in tempi più recenti, con il ricostituirsi della sezione veneta dell’associazione. L’ambiente di cava costituisce oggi un’importante ed accessibile “scuola di natura”, per i giovani fotonaturalisti che vogliono imparare a scoprire flora e fauna “nostrane”, attraverso l’obiettivo fotografico, voltando le spalle al continuum di ciminiere, capannoni industriali, svincoli autostradali che segna la pianura veneta.

Un ambiente in evoluzione:

Una cava dismessa è un ecosistema in trasformazione dinamica, caratterizzato dalla sovrapposizione di associazioni vegetazionali ed animali in evoluzione e tendenti ad una fase di climax rappresentata dal bosco umido planiziale.

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