Ali in laguna

Tuttifotografi 1992 marzo 

Premessa

La passione per la fotografia naturalistica in noi è cresciuta man mano che abbiamo imparato a conoscere e “sentire” l’ambiente naturale, i sottili e delicati equilibri che ne consentono l’esistenza nonché le continue minacce e umiliazioni a cui l’uomo lo sottopone. È così nata la necessità di sviluppare un linguaggio fotografico che riuscisse a rappresentare in un’immagine o in una serie di immagini la dinamica, il fascino e la drammaticità di queste interazioni.

Certo non è cosa facile, ma è quello che con fatica e anche con divertimento e qualche soddisfazione, stiamo cercando di fare assieme ormai da alcuni anni. Le nostre immagini vogliono soprattutto documentare l’incredibile ricchezza di ambiente e organismi che, sorprendentemente, è ancora possibile osservare nel territorio veneziano e nella laguna, pur assediata da industrie chimiche, bonifiche agrarie, discariche e stabilimenti balneari. Le foto che presentiamo sono state scattate in zone che si potrebbero definire come “oasi postindustriali”, spesso a poche centinaia di metri dalle torri di distillazione e dai serbatoi di stoccaggio di Porto Marghera. Altri interessanti incontri naturalistici qui documentati sono stati fatti anche a “un tiro di schioppo” dal centro storico di Venezia e da Piazza S. Marco. Poiché questi ambienti superstiti sono oltretutto soggetti a un’impressionante passione venatoria, per scattare queste immagini abbiamo dovuto ricorrere ad alcuni “trucchi” del mestiere. Per vincere l’ovvia diffidenza di uccelli spesso nel mirino di troppi cacciatori è indispensabile operare con capanno e focali lunghe, intorno ai 400-600mm. Poiché le migliori opportunità fotografiche capitano soprattutto all’alba o al tramonto, cioè in condizioni di luce scarsa, per non incorrere troppo spesso nel rischio del mosso è indispensabile impiegare un robusto e pesante treppiede munito, preferibilmente, di teste a sfera. Nel caso di fotografie a specie abitudinarie, dopo un attento studio del loro comportamento, si può tentare la strada della foto realizzata con comando a distanza e fotocamera insonorizzata, che consente di impiegare ottiche un po’ più corte (intorno ai 200300mm). Il telecomando può essere costituito da un semplice cavetto elettrico lungo fino a una ventina di metri e collegato direttamente al motore della fotocamera; si può ricorrere anche a più costosi radiocomandi mentre sconsigliamo i telecomandi a raggi infrarossi che non risultano affidabili in ambiente aperto e a distanze superiori ai 5-6m. Per questo tipo di fotografia può essere utile cercare di attirare l’uccello con un irresistibile spuntino fuori programma a base di pesciolini e crostacei e piazzato a poca distanza dal teleobiettivo.

L’ AFNI a Venezia

L’attività della sezione di Venezia non vuole però essere limitata alla produzione di belle immagini fine a se stesse e i soci veneziani dell’AFNI collaborano attivamente con le associazioni ambientaliste e con gli enti pubblici nello studio e nella documentazione di queste emergenze ambientali. Fin dalla sua nascita nell’89, l’AFNI di Venezia ha collaborato con l’Assessorato all’Ecologia del Comune di Venezia, con la locale delegazione LIPU e con la Coop. Limosa per documentare l’opera di studio e di tutela delle colonie di fratini e fraticelli nidificanti sul litorale veneziano, in particolare a Ca’ Roman (ca. 300 coppie di fraticello e 50 di fratino). Una notevole mole di lavoro ha riguardato anche lo studio dell’ambiente naturale delle cave d’argilla dismesse quali l’Oasi LIPU delle Cave di Gaggio, ricolonizzata dalla natura e ora importanti zone di rifugio e riproduzione per l’avifauna delle zone umide d’acqua dolce. Attualmente il gruppo di Venezia dell’AFNI si sta occupando della produzione di materiale iconografico per un progetto di itinerario naturalistico tra le barene della Laguna Nord, sponsorizzato dalla Regione Veneto. La nostra speranza è che questo lavoro di studio e documentazione possa contribuire alla protezione di quei piccoli gioielli ambientali che per noi veneziani e mestrini si chiamano Casse di Colmata, stagni di Fusine, spiaggia del “Baccan” o litorale di Ca’ Roman.

Paolo Ugo

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